mercoledì 28 luglio 2010

Le emozioni di maestre ed educatrici


Gli educatori sono influenzati dai loro vissuti emotivi nella relazione quotidiana col bambino. sono due gli aspetti da mettere in luce: prima di tutto le maestre sono persone e in quanto tali provano emozioni che possono influire sulla qualità del lavoro. Non è una novità che uno stato d'animo positivo predisponga a buoni contatti interpersonali, mentre uno negativo li sfavorisca. Tuttavia, e questo è il secondo punto, gli educatori hanno una professionalità specialistica e sono ben consapevoli dell'influenza positiva o negativa che può avere il loro vissuto emotivo; hanno appreso, in sostanza quella abilità definita consapevolezza emotiva: in altre parole, riconoscono quale tipo di emozione stanno provando e perchè provano proprio quell'emozione. Il poter identificare il proprio vissuto emotivo e la causa determinante dell'emozione permette di selezionare con maggiore razionalità le reazioni comportamentali seguenti l'emozione e di circoscriverle all'interno della determinata situazione che ha promosso quel tipo di vissuto, senza generarizzarle ad altre. Il ruolo professionale di educatori e maestri implica una buona padronanza emotiva: ciò non significa annullare le proprie emozioni ma identificarle e saperle padroneggiare. Il passo ulteriore sta nel riconoscere che tutte le emozioni provate hanno un ruolo, ci segnalano che ci si sta allontanando oppure avvicinando all'obiettivo iniziale: le emozioni perciò comunicano dei messaggi.

Gli educatori possiedono l'abilità di padroneggiare emozioni, che sono elementi preziosi per dirigire l'attività educativa; le emozioni sono assolutamente favorevoli a chi sa riconoscerle. E' a partire dalla propria consapevolezza emotiva che gli educatori programmano l'obiettivo di promuovere la stessa abilità anche nei bambini.

venerdì 23 luglio 2010

Le modalità di cooperazione dei bambini


Per capire come nasce un'amicizia è fondamentale prendere in esame le modalità di cooperazione dei bambini.

A 18 MESI osservano il comportamento del compagno e poi lo imitano, aggiungendo manifestazioni di entusiasmo per sottolineare il piacere di fare la stessa cosa. Successivamente i bambini collaborano al gioco con nuove idee, sono consapevoli di essere imitati, aumentano ed evolvono le alternanze di turni e più ci si avvicina ai 2 anni più si sviluppano le capacità di pensare, pianificare e coordinare le azioni a quelle di un altro bambino.

A 18-24 MESI il bambino è in grado di pensare a delle "alternative" rispetto alla realtà che osserva come avviene nel gioco simbolico o gioco del "far finta di": in questo il bambino deve coordinare la sua finzione con quella dell'altra persona che partecipa poichè deve collegare le proprie azioni a ciò che l'altro finge di fare e non a ciò che l'altro sta effettivamente facendo. Il gioco di finzione condiviso è, per quanto riguarda l'amicizia è un aspetto interessante.

A 24 MESI, infatti, i bambini collaborano attivamente af un'azione abituale e condivisa riconoscendo il proprio ruolo come appropriato alla situazione.

TRA I 24 E I 30 MESI le azioni tra i bambini sono sempre più interagite fino a giungere ad un livello di complementarietà di ruoli che dimostra la comprensione delle intenzioni del compagno con l'arricchimento dell'intervento personale.

Il gioco di finzione permette al bambino di affrontare con il compagno, all'interno del gioco stesso, le paure lontano dai pericoli del mondo reale.

non tutti i bambini si legano a particolari compagni di gioco; alcuni preferiscono una cerchia più estesa di coetanei. Le loro capacità di instaurare rapporti d'amicizia aumenteranno poi col passaggio alla scuola primaria.

martedì 20 luglio 2010

Prime amicizie - parte seconda -

Fino ai 9 mesi, Traverthen definisce come intersoggettività primaria il sorriso (a 2 mesi), le protoconversazioni, ossia interazioni spontanee a carattere affettivo positivo tra madre e bambino in cui entrambi collaborano nella creazione di scambi vocali, gestuali ed espressivi, il gioco persona/persona (a 4 mesi) e il gioco persona/oggetto (a 6 mesi), il riconoscimento del volto umano e la paura dell'estraneo (a 9 mesi) e l'imitazione di un comportamento immediato e lallazioni e prime parole (sempre a 9 mesi).
Come intersoggettività secondaria definisce invece, dai 9 mesi fino ai 2 anni, scambio di vocalizzi e parole, intenzionalità e riconoscimento del significato attribuito all'altro, attenzione condivisa e imitazione differita.
E' proprio a 9 mesi che si assiste ad una vera e propria "rivoluzione socio cognitiva" caratterizzata dall'acquisizione di:
  • l'attribuzione di intenzioni. Il bambino possiede una rappresentazione dell'altro individuo che ha delle intenzioni che sono colte dal bambino.
  • attenzione congiunta. il bambino condivide un focus d'attenzione con un'altra persona.
  • gesto dell'indicare dichiarativo che il bambino sa comprendere e produrre che è finalizzato a commentare qualcosa condividendo l'attenzione.
  • riferimento sociale che è la capacità che ha il bambino di prendere in considerazione la relazione emotiva del caregiver per regolare il proprio comportamento.

giovedì 15 luglio 2010

Prime amicizie


Da numerosi studi basati sull'osservazione è emerso che già a 8-10 mesi sono ravvisabili nei bambini delle preferenze per alcuni coetanei con cui hanno trascorso del tempo e che hanno imparato a conoscere bene (al nido per esempio). Fin dai primissimi anni i bambini difendono l'escusività del legame, chiedono e ricambiano l'attenzione, rivelano interesse per gli stati affettivi dell'altro e si impegnano nella creazione di un mondo comune condiviso; mostrano simpatie ed antipatie, sono interessati a trascorrere del tempo coi coetanei, a svolgere attività comuni e sono pronti per un rapporto selettivo e stabile. queste prime forme di relazione hanno tre caratteristiche fondamentali:


  1. la stabilità,

  2. la reciprocità,

  3. il perfezionamento della capacità di comprensione sociale.

I bambini prediligono iniziare degli scambi affettuosi con coetanei che in precedenza hanno avuto atteggiamenti amichevoli nei loro confronti e le offerte di amicizia diventano sempre più frequenti con il ripetersi degli incontri. Una coppia di bambini che gioca compie un passo evolutivo degno di attenzione perchè ciò implica la comprensione di quanto ha in mente l'altro bambino e la condivisione di un mondo immaginario: è proprio nei primissimi anni di vita che inizia il processo evolutivo della comprensione sociale. Le abilità sociali che "preparano" l'accesso alla conquista di una comprensione mentalistica più complessa vengono definite "precursori" della Teoria della Mente e sono correlate all'intersoggettività, termine utilizzato per descrivere le interazioni sociali dei bambini in termini di incontri di menti.